Togliere l’Albero di Natale? Non ci penso proprio!

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Ci sono persone folli che nel primo weekend dopo la Befana smontano l’albero e tolgono tutte le decorazioni natalizie.

Ci sono persone ancora più folli che eseguono questa operazione il 6 gennaio stesso, lasciandosi alle spalle, l’indomani, il portone di una casa in cui sembra che il Natale non sia mai passato.

Con i suoi aghi di pino ovunque, anche se l’albero è finto; carta da regalo sotto al divano; pacchetti ancora da consegnare in un angolo della stanza-imbrogli. E cioccolata in ogni stipetto della cucina: da quella più innocua, tipo ovetti con sorpresa e dobloni al latte, in basso, a portata di bambino, a quella più lussuriosa, vanamente nascosta e difficile da prendere, tanto più in alto quanto più si fa anti-detox, con ripieni scioglievoli, fondente–che-con-un-pezzetto-non-ci-fai-nulla, pralinata o con cuore di torrone che nella forma irregolare tempestata di mandorle e buchetti è il simulacro dell’aspetto che ormai irrimediabilmente ha raggiunto lo strato adiposo più esterno del nostro lato b.

Manco il profumo resta in quelle case: del panettone da inzuppare nel latte di mattina, di fragola delle candele rosse, di arancia e limone delle scorze ritagliate a spirale e poggiate sui termosifoni, della cannella dei biscotti e delle tisane, che su Facebook pare che la cannella vada molto di moda per sgonfiare, drenare, ringiovanire e un sacco di altre cose belle.

Insomma, per quanto io sia una strenua sostenitrice della campagna contro le decorazioni natalizie premature, vi dico che, altrettanto, difendo con tutta me stessa il diritto alla lenta sparizione dell’albero. Ok, via il resto, ma non l’albero. Sia ora, che è colorato e luminoso e ci fa tanta compagnia, sia in ricordo di quanto ci è voluto per renderlo così.

Il nostro è un albero faidate, o meglio fai da noi, la più alta forma di epifania della nostra creatività e del nostro intrattenimento quando eravamo in casa nei weekend di dicembre.

cats1

La mia preferita è la versione cipolla, ma anche la Vangogh style non mi dispiace, considerando che lo stile artistico di Matteo al momento si avvicina alla corrente dello yogurtismo: usare il pennello come un cucchiaino per raccogliere un mix di colori di densità cremosa e stenderlo coraggiosamente in 3D sul supporto piatto o sferico a disposizione.

pallina cipolla e pallina van gogh

Anche i regali di Matteo sono fai da te: 6 opere uniche e da collezione, a cui ha dato una spiegazione e un nome, già diffuse in Campania e Sardegna e che un giorno, chissà, potrebbero avere un valore!

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Nell’ordine, da sinistra a destra e dall’alto in basso: Il drago sputafuoco, Il lupo cattivo, Il brutto anatroccolo, Cespuglio, Un forte temporale, Pizza.

Nonostante il nostro impegno, l’albero è decorato solo davanti. In effetti potrei mettere all’asta ogni pallina per beneficenza, ma penso che continueremo ad aggiungere opere uniche ogni anno, così da raccontare la storia di ogni precedente Natale a casa nostra.

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Tutta questa fatica e ancora non ce lo siamo goduto! Perché, a dire la verità, il periodo natalizio di chi ha i piedi in due regioni è abbastanza movimentato.
E mi sono resa conto che anche Babbo Natale, per un bambino del 2016, è tanto cambiato!
E’ un vecchietto assai curioso, a metà tra un pirata e un supereroe.
I suoi regali sono come i tesori da recuperare seguendo una mappa: i nostri erano sparsi tra la Campania e la Sardegna, e siamo andati a prenderceli uno per uno in una caccia al tesoro a più riprese che ci ha visto avventurarci in lunghi percorsi aerei, marittimi e on the road!
E’ anziano ma lavora molto, non più solo di notte: a volte ha bussato alla porta anche di giorno, lasciando un pacco e addentando un paio di biscotti ma senza farsi vedere (che mamma e papà incastrano gli appuntamenti con gli amici in stile Tetris). E’ capitato che nei parchi ne vedessimo più d’uno, il che non è sfuggito all’attenzione di un nano in piena fase dei perché. Ce ne sono due perché i bambini sono tanti, e a volte Babbo Natale per accontentarli tutti si fa anche in quattro!
Probabilmente questo vecchietto sa anche volare, perché è entrato da balcone al secondo piano, in una casa senza camino, e lo abbiamo visto per davvero!
Ha la vista bionica perché dal Polo Nord riesce a vedere se ti comporti bene o male, e sa leggere nel pensiero dei genitori. Mamma e papà non avranno mai lo stesso potere deterrente contro le monellerie come nel periodo prenatalizio, quando l’obbedienza è direttamente proporzionale alla certezza di ricevere una bicicletta. Lo stesso vale anche dopo, per qualche settimana, perché si sa che quel che Babbo Natale porta, Babbo Natale può venire a riprendere!

Che poi il primo vero albero di una casa con tutte le sue decorazioni ufficiali va messo a deposito con studio e ottimizzazione degli spazi, per creare un rituale che si ripeterà ogni anno. Un dramma gestionale che chi è ormai rodato nel tirare fuori e poi riporre le sue decorazioni non può capire.

Se ne parla a Carnevale, che tanto quest’anno Pasqua è bassa!

pupazzo di neve con palline e pop corn

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Dopo il 6 gennaio, abbiamo ancora Cappello di Babbo Natale, felpa regalo di mamma e papà, cioccolata sparsa della calza della Befana… qui è ancora Natale!

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