L’Epifania tutte le paure si porta via!

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Epifania: ultimo giorno di festa. Ferie volate, domani sarà una giornata da jet-leg. Ma proprio per questo l’ultimo giorno andava festeggiato degnamente.

E così di mattina ho improvvisato l’arrivo di una Befana:

1) per togliermi il senso di colpa del non aver preparato alcuna calza, giustificandolo col fatto che tanto un bambino di 20 mesi ancora non capisce, e poi mangia pochi dolci e zero caramelle.

2) perché sentivo il dovere di rendere omaggio all’operato di anni di Befane “dei miei genitori”, che hanno sempre organizzato cacce al tesoro e percorsi casalinghi all’ultimo regalo.

3) perché la Befana è donna, e a parte Santa Lucia che in alcune regioni italiane e in Svezia tiene testa a Babbo Natale, questo snobismo nei confronti di una lavoratrice di una certa età, coi suoi acciacchi e i suoi sacrifici, proprio non mi va giù. Rischiamo che pian piano si perda un’occasione di far festa, e non sia mai!

E così, visto che sono mesi che un’intera famiglia si droga di caffè e the immaginari, e che la fase della crescita di Matteo fa un baffo a Masterchef, ecco che una scatola di finti cibi, ortaggi e frutta è diventata perfetta per un piccolo percorso alla scoperta della colazione: un biberon e un cappuccino, per il figlio e anche per il padre (che in un modo o nell’altro nei panni di secondo figlio se la cava sempre bene).

A metà percorso, un libro, che non deve mancare mai: stavolta un libro gioco che ha fatto impazzire Matteo, perché è dotato di trenino che con una piccola carica va da solo sui binari in ogni pagina, accompagnando la storia.

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Mattinata di sole e tepore trascorsa al Poetto, dopo il freddo e il gelo di queste giornate festive. E poi la ricerca di un’attività da fare nel pomeriggio. Io e Matteo da soli, perché il coach ha una partita nel punto più lontano e freddo della Sardegna (per fortuna appena arrivato l’annuncio della vittoria. E qui in casa mentre scrivo le urla “goalll!” si sprecano, ma tanto non sono io quella che si occupa dell’educazione sportiva di nostro figlio).

Cercando cosa fare, mi imbatto nell’Astrobefana del Planetario. Il sito non funziona e così chiamo per avere più dettagli e capire se è un evento per bambini da una certa età in poi o se va bene anche per i più piccoli. Capendo forse male, ma felice e di passo svelto arrivo a piedi e con Matteo addormentato in passeggino. Qualcuno mi guarda in modo strano e sorpreso, compresa la ragazza in cassa che mi dice: “Ho solo 5 biglietti. Quanti siete?” E io: “Solo noi due. Mio figlio dorme, ma si sta per svegliare”.

E poi finalmente mi rendo conto che sono nel posto più sbagliato, nel bel mezzo di un evento completamente diverso da quello che mi ero immaginata, pieno di marmocchi in pannolino e con tante mamme con cui chiacchierare: un’ora di bambini urlanti e scatenati pronti a dare sfogo alle ultime energie del Natale insieme alla banda di animatori che si inventano giochi che consistono nel gridare a squarciagola, correre uno contro l’altro, far scoppiare palloncini. Lo sapevate per esempio che i palloncini stretti e lunghi, quelli modellabili, possono essere usati per tiri alla fune tra due sole persone con finale esplosivo? Ecco, io non lo sapevo e nemmeno Matteo, che mi guarda molto perplesso e a ogni persona che apre la porta prova a convincermi di seguirla. E comunque ho imparato che con bambini più grandi i poveri genitori devono agire e interagire durante gli eventi di animazione, cosa impensabile per me che, avendo pagato 10 euro, mi aspetto di sedermi e dimenticarmi di mio figlio per qualche minuto, mentre lui si diverte da pazzi e io al massimo gli faccio due foto.

Finito il primo livello, ecco che la festa si sposta nel planetario vero e proprio, che io non avevo ancora mai visto e che vi invito davvero a visitare, con il naso all’insù mentre ascoltate i racconti stellari di Manuel Floris.

Ma non oggi, con la sala buia (Matteo ha paura del buio), e lui che scambia il proiettore per la statua di un bambino, non riesce a seguire i racconti fuori dalla sua portata e attenzione, e dice “accendi la luce!”, perché io gli ho appena promesso che quando la luce si accenderà noi ce ne andremo. E nel frattempo inizia a intonare un po’ di baby dance a ruota libera.

Ma devo dire che ci sono stati momenti in cui si è incantato a guardare la luna enorme, a volare su Marte, a seguire una stella giovanissima ancora senza nome che ha fatto da guida persino alla Befana questa notte. E coi suoi “guarda mamma!” e con i suoi teneri commenti legati alle sue minuscole conoscenze di sole, luna, palline che girano e stelle-stelline, mi ha fatto pensare al suo futuro da astronauta, quello magico e fantastico che tutti i bambini almeno una volta desiderano e hanno tutto il diritto e il dovere di sognare.

E così la tenerezza e il sogno sono continuati nella stanza successiva, dove la Befana in carne e ossa ci aspettava con lo zucchero filato (neanche quello alla sua portata, ma l’ho mangiato io!) e dove c’erano statue di cera. L’ho immortalato con Einstein e Gigi Riva, tra dinosauri e australopitechi, e ho pensato che non solo lui ma noi, insieme, abbiamo uno splendido futuro davanti. E stasera dormiamo con la “favola” di Cassiopea!

Insomma, ero nel posto giusto al momento sbagliato, o forse no, e anche se non sembra questa è una recensione positiva per il Planetario: portateci i vostri bambini!

L’ultima giornata di festa è stata la giornata delle grandi paure: dei botti, del buio, della Befana. Tutte paure affrontate e vinte, senza un pianto e senza fuggire da lì, lasciandoci affacciare su un nuovo anno fatto di molti caffè, molte scoperte, e molti eventi a misura di bambino che continuerò a scovare e segnalarvi, anche col vostro aiuto però! Riusciremo a mettere su una bella rubrica ricca di eventi anche per gli under 3! Buon anno nuovo!

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