Nonni a distanza: se potessero materializzarsi sfregando l’iPad

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i dream of jeannie

Matteo, oggi rimettiamo nonna nella scatola.

La scatola è l’iPad. La scena è un normale interno giorno di una giovane famiglia dei giorni nostri, nell’era della globalità, della tecnologia e della tanta voglia di vivere come una volta.

Così voglia di passato che mi è venuto in mente un telefilm che vedevo quando ero piccola, Strega per amore. Jeannie non era una strega, era un genio che viveva allegramente la sua vita all’interno della sua bottiglia magica. Ma bastava togliere il tappo e si materializzava in un istante, uscendo fuori da una nuvola di fumo rosa in carne ossa e dimensioni naturali, pronta a fare pasticci ma anche a riempire di vita e azione le giornate di Tony.

Come sarebbe bello se le persone che amiamo e che sono lontane si materializzassero nel momento stesso in cui chiudiamo gli occhi per esprimere un desiderio. E invece a volte le scelte ci portano lontano e devono essere veramente valide per compensare la rinuncia a vivere nei luoghi e tra le persone che da sempre ti hanno fatto pensare e sentire a casa.

Quando si diventa mamma, poi, si inizia un percorso a ritroso oltre che uno in avanti, verso il futuro del tuo bambino ma anche verso il passato di te bambina. Si trova risposte a domande rimaste aperte per anni, si sciolgono nodi. Si capisce, finalmente, e sembra tutto più chiaro, facile e naturale. E nascono nuove domande a cui forse il tempo troverà risposte.

Il filo che corre lungo le generazioni della mia famiglia è fatto di tanti nodi a cui da poco si è aggiunto l’ultimo, proprio sopra di me. A legare con più forza chi c’era prima a chi è appena arrivato. A farmi sentire un po’ mamma e un po’ figlia, e a fornire un appiglio da tirare con forza quando una delle due parti è in difficoltà o ha solo tanta voglia di condivisione e compagnia.

In corrispondenza di questo legame rafforzato, c’è un altro nodo: è quello in gola, che toglie il fiato ogni volta che arriva il momento di separarsi. Fino alla prossima occasione in cui, volo di andata o di ritorno, dipende dai punti di vista, sfreghiamo l’iPad, chiudiamo gli occhi e esprimiamo il desiderio.

Insomma, questi nonni, quanto sono eccezionali? Pur desiderando essere mamma a modo mio, spero di essere una nonna come lo è mia mamma. Se è vero che mamma e papà sono unici, mentre di zii e nonni ce n’è più d’uno, è pur vero che ci sono nonni (e zii) che si meritano l’articolo determinativo e la lettera maiuscola. E forse anche un inchino.

Chissà come ha fatto chi ha vissuto la lontananza senza vedersi ogni giorno tramite monitor, chi non poteva prendere un aereo per fare in modo che alla prima parola, al primo passo, a ogni prima volta fossero presenti le persone più importanti. Chissà quanto si deve essere forti quando quelle persone care sono alla distanza più grande, in un altro mondo.

Quindi non mi resta che ritenermi comunque fortunata, guardarmi intorno in uno di quei rari giorni in cui il frigo è pieno e il cesto della biancheria vuoto. Sorridere quando il mio nativo digitale schiaccia il naso dei nonni facendo tap con l’indice sul tablet, o fa “caro caro” swippando veloce, o prova a prendere qualcosa dal loro piatto con un pinch, come se fosse una cosa normale. E poi stendermi sul letto a guardare il soffitto e mostrare gratitudine. Quella di cui oggi – solo – è piena la mia casa, il mio freezer e – sempre – il mio cuore. E cercare su eBay qualche lampada magica o bottiglia dei desideri.

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